Carteggio tradizionale e cartografia elettronica

Da sempre la navigazione si è affidata alla cartografia cartacea, in quanto l’unica risorsa disponibile.

Quanto sopra è vero tanto quanto la navigazione era dominio di rotte commerciali e non certo della navigazione da diporto.

A suffragio del fatto che la sola cartografia non fosse sufficiente in termini di definizione, la produzione di portolani e pianetti dei porti, con disegni particolareggiati ed indicazioni sui pericoli, ma soprattutto basandosi sulle raccomandazioni di altri naviganti e sull’esperienza maturata sulle rotte che di massima erano sempre le stesse, generalmente da porto a porto.

La navigazione da diporto si basa su presupposti completamente diversi, vengono difatti approcciate rade e baie suggestive ben lontane dai ridossi delle navi mercantili.

Quanto detto dovrebbe fare riflettere sulle diverse esigenze delle moderne peculiarità del diporto.

Mi riferisco in particolare ai post apparsi in questi giorni su facebook in una diaspora sui puristi del carteggio tradizionale e chi più uso alla navigazione per necessità professionale.

Come in tutte le attività non può essere possibile escludere qualsiasi opzione che sia funzionale e d’ausilio a quanto, consapevolmente, si sta facendo, ma conoscendo prestazioni e limiti di quanto anche le moderne tecnologie ci rendono disponibile.

I programmi delle patenti nautiche sono redatti da ufficiali delle Capitanerie di Porto e personale del Ministero dei Trasporti, che si basano su realtà totalmente diverse da quelle del diporto nautico, dove l’“Abilitazione al Comando di Unità da Diporto” termine utilizzato nella patente nautica.

In ambito militare il “Comando” è un organo costituito da uno Staff di personale militare mentre nel diporto di solito c’è ben poco da comandare poiché nella maggior parte dei casi c’è un patentato ed ospiti che ben poco sanno di navigazione, ai quali sarebbe inutile, se non pericoloso, affidare la maggior parte dei compiti strategici a bordo, dall’assicurare una cima d’ormeggio, ripristinare un malfunzionamento del motore, fare un rilevamento bussola, parlare al VHF ecc…
Insomma, per assolvere a numerose prescrizioni imposte dalla patente nautica si dovrebbe invece poter disporre a bordo di un equipaggio formato e competente.

Proprio a supporto di queste oggettive carenze ci vengono in aiuto le nuove tecnologie e non c’è alcun motivo per ignorarle.

Sicuramente le tecniche classiche del carteggio sono affascinanti e punto di forza di taluni istruttori di scuole nautiche, ma non per questo ci si deve fossilizzare sul classico.

Per informazione/cultura, già da qualche anno le navi mercantili sono obbligate ad istallare sistemi di cartografia elettronica (ECDIS) e non più obbligate a disporre di carte nautiche tradizionali, che non vengono più stampate da organi governativi.

Intanto sfatiamo ogni paura sull’ipotetica inaffidabilità dei moderni sistemi di cartografia elettronica: è oggi molto poco probabile un crash dei segnali GPS in quanto non più gestito dalla difesa americana.
Oltre ad un sistema di radio-posizionamento fisso di bordo, ciascun diportista dispone quanto meno di un I-Phone e di un I-Pad con ricezione GPS e cartografia residente, oltre a quelli posseduti dagli ospiti.

La carta nautica offre sicuramente una visione ampia e completa che non ha assolutamente paragone con la cartografia elettronica, anche visualizzata su uno schermo da 19”.
La carta nautica è quindi essenziale perle pianificazione di un viaggio su medie e lunghe navigazioni, in quanto offre anche la possibilità di verificare quali siano i possibili ripari alternativi in caso di mutate condizioni meteo.

Sulla carta nautica 1:250.000 od oltre si deve riportare, con cadenza adeguata, la propria posizione stimata ed il punto nave derivato dal GPS, al fine di determinare corrente e scarroccio e che sia un back-up per qualsiasi ipotetica evenienza.

Per la navigazione costiera, si rende assolutamente utile la cartografia elettronica, in quanto costantemente aggiornata, a differenza di quella cartacea, in quanto non c’è modo di prendere nota delle frequentissime modifiche apportate su porti, barriere costiere, fondali, aree marine protette ecc…

Prendiamo ad esempio un incidente occorso il 27/08/2017 a due diportisti che navigavano alle Isole Pontine, che sono andati a finire sulla secca Zirri a Sud-Est dell’isola di Palmarola:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Navigando da Cala dell’Acqua di Ponza per raggiungere l’incantevole Cala di Mezzogiorno a Palmarola si percorrono 5 miglia con rotta 270°.

La carta nautica dell’IIM, con più ampia definizione è la n.126 con rapporto 1:30.000, sulla quale la Secca Zirri (quella su cui si sono schiantati i due diportisti) viene riportata quale scoglio sommerso nell’intorno di una profondità di 6 metri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scannerizzazione della carta nautica IIM n. 126

  Sul pianetto delle “Pagine Azzurre” è riportato un semplice ingrandimento della stessa carta nautica, mentre sul Portolano del IIM l’avvertenza è molto blanda ed affatto allarmante.
Con un rilevamento e carteggio tradizionali è certamente molto difficile determinare la propria posizione esatta sopratutto se ci si allontana dalla costa di Palmarola, mentre con la cartografia digitale interfacciata con il GPS (anche quella di un semplice cellulare) si ha costantemente la propria posizione con elevata precisione. Se la si fosse consultata costantemente, avrebbero probabilmente evitato un così drammatico epilogo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Videata cartografia elettronica Navionics

Tutto questo per esortare a non sostenere testardamente oziose teorie, invece di aprirsi intelligentemente a strumenti e tecnologie adeguate ai nostri tempi.

Quanto sopra riportato quale funzionale esempio vale per innumerevoli altre situazioni.