Prese a mare: alcune considerazioni e chiarimenti per evitare disastrosi eventi

Ogni diportista dovrebbe essere correttamente informato circa i materiali di cui sono realizzate le prese a mare.
Le prese a mare costruite in ottone commerciale, piuttosto che con leghe resistenti alla corrosione possono essere causa di risultati catastrofici.

Per quanto i cantieri dovrebbero uniformarsi ai più alti standard di qualità, la direttiva della Comunità europea sulle imbarcazioni da diporto (RCD) entrata in vigore nel 1998 ha di fatto peggiorato le cose.
Lo standard di riferimento per Seacocks,  throughhull e raccordi metallici (IS0 9093-1) recita:

I materiali utilizzati devono essere resistenti alla corrosione …’

Ma sorprendentemente, la direttiva definisce resistente alla corrosione come:

‘un materiale che, entro un tempo pari a cinque anni, non manifesti alcun difetto che possa mettere in pericolo la tenuta, la forza o la funzione ‘.

Chi acquista una barca nuova o usata può sentirsi a proprio agio pensando che la propria barca potrebbe affondare dopo soli cinque anni?

In generale il termine “Presa a Mare” include:

Il mercato offre componenti denominati con le seguenti diciture generiche:

Ottone, Ottone CR, DZR e Bronzo.

Le denominazioni generiche di cui sopra non hanno alcuna specificità in quanto raggruppano una miriade di leghe diverse e con caratteristiche enormemente differenti fra loro.

Solo le definizioni UNI identificano univocamente il prodotto cui corrispondono univocamente caratteristiche meccaniche e galvaniche certe, che fanno riferimento ad una dettagliata formulazione della lega.

Non esiste alcuna certificazione ufficiale che definisca alcuno di questi componenti quale materiale nautico!

I cantieri produttori sono semplicemente tenuti a dichiarare che il prodotto installato “non manifesterà alcun difetto che possa mettere in pericolo la tenuta, la forza o la funzione, prima di un tempo pari a cinque anni”.

Vediamo di dipanare l’intrigata matassa:

Tutte questa leghe hanno quale elemento principale il RAME, che da solo non avrebbe una consistenza meccanicamente adeguata per l’utilizzo, quindi vengono aggiunti diversi metalli che ne contraddistinguono la robustezza, la lavorabilità e la resistenza all’aggressività chimica e galvanica.

Ottone generico (Commerciale) è una lega di rame che contiene dal 55 al 60% di Rame e dal 40 al 45% di Zinco oltre ad altri metalli.

Ottone DZR – generalmente marcato CR (Corrosion resistent), contiene una percentuale di Zinco attorno al 35% e deve avere subito un particolare trattamento termico.

Bronzo anche questo è un termine generico, ma di massima è costituito da 80-83% di Rame, max 4% di Zinco, 4% di Stagno e 4% di Piombo, più altri metalli.

In tutto questo il problema legato alla nautica è che, a prescindere dai fenomeni galvanici, lo Zinco presente nella lega viene aggredito (dilavato) dal cloro presente nell’acqua di mare.

Ecco che l’ottone assume un colorito rossastro/violaceo poiché lo Zinco viene “asportato”, il componente si assottiglia e rimane un rame a livello cristallino che perde ogni robustezza meccanica.

Il Bronzo costituito unicamente da Rame, Piombo e Stagno è enormemente resistente alla corrosione dell’acqua salata ma meno resistente meccanicamente motivo per cui si dovrebbero realizzare componenti di spessore notevole, che li renderebbe incompatibili con le norme su filettature ecc. Ecco perché è necessario aggiungere comunque una piccola percentuale di Zinco, che comunque rende la lega enormemente più reattiva alla corrosione, che non gli ottoni sopra citati.

Per maggiore chiarezza riporto di seguito la formulazione di un Bronzo EN1982-CB491K idoneo per la componentistica nautica

BRONZO CuSn5Zn5Pb5-B (CB491K) Cu 83 % Ni 2% Pb 5% Sn 5% Zn 5%

Questa lega, contenendo una bassissima percentuale di Zinco, è enormemente più adeguata per usi nautici che non DZR e CR ed ancor più dell’acciaio Inox.

Non trascurate il fatto che il fornitore, a richiesta, è tenuto a darvi la certificazione della lega con cui il componente è prodotto!

Particolare da non sottovalutare, i componenti realizzati con questa lega, costano solo un 30% in più. Un sovraccosto che ben merita se valutiamo il danno che ne potrebbe conseguire.

Ovviamente questo non vuole dire che il componente sarà eterno, ma credo di poter dire che una durata di 10 anni senza problemi dovrebbe essere adeguata e sostenibile.

Il problema da non sottovalutare affatto è che vi sono aziende che producono l’intera linea di passascafi, valvole e raccorderie, ma la maggior parte dei distributori (dai quali si servono i cantieri) tengono a magazzino solo passascafi e valvole di bronzo, mentre la raccorderia disponibile è quasi sempre in ottone.

Questo è dovuto al fatto che questi componenti hanno misure standard di 1/2” – 3/4” – 1” – 1 ¼ ” e 1 ½”, quindi 5 misure per tipo.

Discorso ben diverso è per la raccorderia: Gomito femmina/femmina e maschio/femmina oltre ad un infinità di raccordi e riduzioni, raccordi a T e una moltitudine di portagomma con diverso accoppiamento di filettatura e diametro del tubo. Risultato: il distributore ha a magazzino la raccorderia in ottone volgare ma voi vi preoccupate di sincerarvi solo che passascafo e valvola siano in materiale nobile.

A riprova di quanto dico è matematico verificare che il componente che per primo cede è proprio il portagomma che, quando cercate di sfilare il tubo, vi resta in mano disintegrandosi come se fosse un biscotto!

Poiché la fusione dei portagomma è alquanto problematica, alcuni produttori hanno una linea nella quale i portagomma sono realizzati direttamente da barra esagonale, garantendo ogni assenza di vizi da fusione.

La maggior parte dei diportisti associa la bontà della presa a mare (termine questo troppo generico) con il bloccaggio della valvola a sfera.

La valvola a sfera, che sia di metallo o materiale composito, è sempre costituita da una sfera forata la cui tenuta è realizzata da due guarnizioni in materiale sintetico.

 

Il bloccaggio della valvola (è dura o non si apre) è causato nella maggior parte delle volte, dalle incrostazioni che si formano sulla superficie della sfera, impedendole di ruotare liberamente tra le tenute.

Questo si manifesta tanto più quanto la valvola viene lungamente tenuta chiusa e poco manovrata.

È quindi buona norma aprire e chiudere frequentemente la valvola (così la si pulisce) e, quando si è a terra spalmare di grasso la sfera con un pennellino sottile, inserendolo dal passascafo. Questa operazione può essere fatta anche in acqua!